Ciò che è avvenuto in Afghanistan negli ultimi due mesi ha suscitato reazioni non solo emotive, ma concrete, da parte dei Comuni italiani.
L’ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani – si è attivata sin da subito per supportare le amministrazioni locali, per accompagnarle nel percorso di accoglienza delle persone provenienti dal territorio afghano.
I Sindaci hanno richiesto sin da subito che l’accoglienza avvenisse nell’ambito del Sistema SAI, mettendo a disposizione centinaia di posti disponibili della rete, ma hanno più volte ribadito come vi sia l’assoluta necessità di aumentare i posti del Sistema. L’attivazione di posti fuori dal SAI, infatti, viene considerata una soluzione possibile, ma temporanea e da ricondurre quanto prima a ordinarietà. Le accoglienze diverse dal SAI, infatti, comportano costi che prima o poi ricadono sui Comuni e sulle comunità.
ll Sistema di accoglienza e integrazione SAI è costituito dalla rete degli enti locali che, per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata, accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. A livello territoriale gli enti locali, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di accoglienza integrata che, oltre ad assicurare servizi di vitto e alloggio, prevedono in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.
Nell’ambito della Commissione immigrazione di ANCI si sono richieste al Ministero delle linee guida circa l’avvio dei necessari percorsi per l’ampliamento della rete e la relativa copertura finanziaria dei costi aggiuntivi. I Comuni, poi, hanno espresso forte preoccupazione per il dilatarsi dei tempi, sollecitando un decreto di ampliamento, munito delle procedure derogatorie.
Tra i punti fondamentali per l’accoglienza, evidenziati da ANCI, vi sono:
Il territorio dell’Emilia-Romagna ha accolto perlopiù famiglie con bambini che hanno dovuto trascorrere un periodo di quarantena obbligatorio, previsto per ogni viaggiatore che arriva dall’estero (dai 7 ai 10 giorni).
Le prime famiglie sono state accolte nelle province di Piacenza e di Parma e successivamente in quella di Modena, con l’obiettivo di essere ripartite nei vari territori della Regione.
Assieme ai Comuni, in collegamento con il ministero della Difesa e il Governo, hanno lavorato la Regione e la Protezione civile dell’Emilia-Romagna, oltre alle Aziende sanitarie locali, il volontariato di Protezione civile e la Croce Rossa.
ANCI, Cittalia e il Servizio centrale del SAI[1], inoltre, hanno attivato uno spazio informativo dedicato all’emergenza dei profughi afghani. A partire dall’accoglienza dei cittadini afghani, per gli enti locali che manifestino la disponibilità ad ampliare i propri posti SAI o che siano interessati ad aderire alla rete del Sistema di Accoglienza, è attivo un servizio informativo raggiungibile via posta elettronica ordinaria all’indirizzo afganisai@serviziocentrale.it o al numero telefonico dedicato: 06 88 817 179, attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 16:00.
[1] Il Servizio Centrale è stato istituito dal Ministero dell’Interno Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione e affidato con convenzione ad ANCI. A sua volta ANCI, per l’attuazione delle attività, si avvale del supporto operativo della Fondazione Cittalia.
Giacomo Prati
[settembre 2021]
Giacomo Prati è Program Manager per Anci Emilia-Romagna, che rappresenta gli Enti Locali della Regione. E’ inoltre responsabile di programmazione e pianificazione per Ancicom.
Foto: credit Maurizio Masotti