Un canto per la vita e le opere di Alessandro Leogrande al Teatro Rasi di Ravenna.
Siamo stati spettatori alla rappresentazione del teatro Koreja di Lecce in ricordo di Alessandro Leogrande: avevamo già visto tempo fa “Il Naufragio”, che raccontava la tragedia della nave albanese Katër i Radës carica di migranti in fuga dalla guerra civile e speronata nel canale di Otranto a marzo del 1997 da una corvetta della Marina militare italiana, con 57 morti e 23 dispersi.
Era cambiato tutto dai tempi della Vlora, la nave di zucchero (1991) come ci ricorda Nicola Lagioia dalla prefazione del libro “Fumo sulla città”.
L’intensa e partecipata narrazione dell’attore Fabrizio Saccomanno, con il coro di Barbara, Emanuela, Maria Rosaria e Andjelka, con la cura e consulenza di Salvatore Tramacere, ha ricordato per un’ora l’autore tarantino e l’intellettuale che credeva e si impegnava nel campo più vasto del Mediterraneo, andando oltre all’Italia meridionale e superando il cosiddetto “riscatto” del Sud. Questo ha fatto Alessandro Leogrande per tutta la vita.
Dopo la Cop 27 del 2022 svoltasi in Egitto quest’anno tocca a Dubai, dove i lobbisti del fossile sono quadruplicati. Il Guardian commenta: come mettere una volpe a guardia del pollaio…
Il presidente della Conferenza, Sultan al Jaber, che è anche amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company, è stato al centro di un’inchiesta di giornalisti indipendenti che lavorano con la BBC, riguardo documenti riservati di lavoro e trattative petrolifere (oil & gas). Durante la Cop 28 ha espresso le sue idee sulle fonti fossili e la loro necessità di mantenerle, pena il ritorno della umanità ai tempi delle caverne (!).
Salvo poi fare una completa retromarcia nei giorni seguenti, riconoscendo il ruolo della scienza e dei relativi studi internazionali sull’inquinamento pesante e la necessità di ridurre il riscaldamento nella atmosfera.
Il motto ad Abu Dhabi è: Decarbonising. Faster. Together.
Se questo è un presidente…
Tonfo mondiale sul clima per l’Italia: siamo giù di 15 posti, 44^ posizione (su 63) dietro Pakistan, Colombia, Indonesia e Messico secondo la classifica annuale di Germanwatch, Can e Newclimate.
Del resto, la delegazione italiana alla Cop 28 aveva un ministro dell’ambiente che non parla inglese…(nessuna smentita arrivata dopo lo scoop tragicomico).
Dalla stampa in lingua inglese che consultiamo tutti i giorni sembra che la parola d’ordine sia “transition away”, e cioè che la fuoriuscita dalle fonti fossili sia la stella polare del comunicato finale ad Abu Dhabi, raggiunto dopo interminabili mediazioni diurne e notturne. Vedremo nel prossimo capitolo.
Torniamo al Belpaese: sempre durante questo ultimo mese dell’anno, a Milano la Guardia di Finanza ha riscontrato nel CPR (Centro permanenza e Rimpatrio) di via Corelli, da tempo oggetto di critiche, una situazione di degrado, con cibo avariato e immigrati che si aggiravano come zombies senza assistenza sanitaria, né informazione legale. Solo una quantità di psicofarmaci pare venisse erogata a tutto spiano.
La società privata, la Martinina srl, che si era aggiudicata l’appalto per oltre 4 milioni di euro è di Salerno, ed è accusata di frode in pubbliche forniture e turbativa d’asta. Anche il Consiglio comunale cittadino si è espresso per la chiusura del CPR.
Rimaniamo in Italia: Censis-Sonnambuli.
Ai primi di dicembre il Censis è uscito con il 57° rapporto sulla situazione sociale del Paese. La fotografia scelta per descrivere gli Italiani è inquietante: impauriti e inerti come sonnambuli.
La metafora del tempo presente proviene dallo scrittore Hermann Broch, che negli anni ’30 raccontò la “degradazione dei valori” alla quale era arrivata la Germania prima dell’abisso storico e della catastrofe successiva.
Una delle catastrofi, oltre alle paure e alla diffidenza nei confronti degli immigrati che il Censis vede in arrivo, è quella di un tracollo economico, associato alla previsione di un inverno demografico già presente, con assenza di ricambio di una fascia produttiva di lavoratori e meno investimenti nelle spese sociali e sanitarie. A ciò si aggiunge il timore profondo delle guerre vicine e quello che viene definito “dissenso senza conflitto” da parte delle giovani generazioni, che ci sembra il dato più sconfortante.
P.S. Per finire, consiglio vivamente la lettura di un libretto di un centinaio di pagine, Profughi, scritto da Arianna Arisi Rota per il Mulino, nella collana “Icone, pensare per immagini”, a cura di Massimo Cacciari. Preziose sono le note e la bibliografia, oltre al testo.
Maurizio Masotti
[Dicembre 2023]
Per la foto: credits volontari rotta balcanica